Il sogno è finito. Il Sassuolo Primavera esce dalle fasi finali. A testa alta, questo sì. Per quanto possa contare dopo tutto quello che ha passato questa squadra per arrivare fino a questo punto, ad una semifinale Scudetto. Così come molti ragazzi non erano abituati a giocare partite di questo tipo, dobbiamo dire che anche noi ci siamo fatti trasportare più di quanto ci aspettassimo. Ancor più che in campionato, dove in realtà eravamo già belli che cotti: dal gioco corale espresso quanto dalle individualità sfavillanti messe in campo da mister Bigica.
Uscire alle battute finali di una competizione importante fa male, in tutte le categorie. Nelle giovanili, però, c’è una componente aggiuntiva da non sottovalutare: il gruppo. Questi ragazzi erano pronti ad andare in guerra l’uno per l’altro ed è per questo che rimarranno nella storia di questo club. Per definizione le categorie giovanili sono una fase transitoria verso la carriera da calciatore e la Primavera è l’apice di questa trafila: vien da sé che ogni anno la rosa sia completamente stravolta. Impossibile non farsi sopraffare in questo momento dall’idea di aver perso un’occasione, di non essere saliti su quel treno: l’anno prossimo ci saranno 10/15 volti nuovi e chissà come andrà.
E quindi grazie in primis a chi sicuramente l’anno prossimo sarà altrove: come Edoardo Pieragnolo, motorino inesauribile sulla fascia sinistra, è suo il gol più importante della stagione, quello contro la Juve; a Kevin Miranda, difensore cresciuto a vista d’occhio fino a diventare insostituibile; a Federico Casolari, che non si è fatto intimorire da un anno in sordina e si è preso per mano la squadra come solo lui sa fare, con tanto di fascia di capitano al braccio; a Gioele Zacchi, portierone titolare, bravo tra i pali quanto con il pallone tra i piedi, che giovedì sera proverà a portare il Sassuolo in una finale di un Mondiale Under 20; ad Asan Mata, uno dei giocatori più imprevedibili e belli da vedere in questa Primavera; ad Amadou Tourè, centrocampista dinamico e tuttofare, che all’occorrenza ha sempre risposto presente e non ha mai sfigurato; a Salim Abubakar, anche lui preso come giocatore in potenza e sgrezzato negli anni fino a diventare uno dei più impiegati da Bigica. Gente che per buona parte è qui dai giovanissimi o ancor prima, da quando si giocava a Villalunga e non al Ricci: cresciuta a pane e Sassuolo, un aspetto non da poco e che banalmente il Lecce non può vantare. Molti di questi giocatori sono diventati professionisti con il Sassuolo: la speranza è quella di vederli ancora con la maglia neroverde, nonostante mister Dionisi non li ritenga ancora pronti. Un tentativo io lo farei, magari c’è modo di ricredersi.
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Che dire poi dell’attacco? È stato un punto dolente nel primo biennio di Bigica, mentre quest’anno è stato il punto forte. Offro una birra a chiunque, ad agosto scorso, ha pronosticato i 18 gol di Kevin Bruno, autentico trascinatore. Quest’annata da protagonista ha attirato molte attenzioni nei suoi confronti e nella prossima stagione, purtroppo, si pretenderà altrettanto se non di più: non mi sorprenderebbe invece se tornasse su quei 7/8 gol a cui ci ha abituati, con ancor più influenza nelle trame in mezzo al campo. Nel finale di stagione ha patito un po’, anche perché gli avversari hanno iniziato a conoscerlo: ma siamo sicuri che il suo repertorio tecnico è talmente vasto da poter sopperire anche a questo.
Fino a gennaio, non ci saremmo mai aspettati di parlare di Luca D’Andrea in un editoriale di fine stagione sulla Primavera. Sembrava relegato in prima squadra, ma il ritorno di Berardi gli ha chiuso completamente le porte in faccia. Tanti palloni toccati, tanti assist e (finalmente) anche tanti gol, ben 8. Anche tanti errori, a dirla tutta: dopo le cinque presenze in Serie A, tutte le difese della Primavera 1 gli hanno dedicato un trattamento speciale. Poteva fare qualcosa in più in queste fasi finali? Probabilmente sì. Ma di un giocatore così difficilmente te ne privi. Il terzo dei tenori dell’attacco è invece Flavio Russo: non si accontenta del fisico imponente ma salta di qua e di là, fa a sportellate, difende palloni. E fa gol, ben 12, l’ultimo dei quali nell’epilogo di ieri sera contro il Lecce. Arrivato a parametro zero dal Catania, si è rivelato un innesto che in Primavera 1 può tranquillamente stare e fare la differenza. Alla voce sorprese figurano anche Adrian Cannavaro, cresciuto esponenzialmente sulle orme del padre Paolo, e ci mettiamo anche i due contendenti della fascia destra, Nicola Mandrelli e Simone Cinquegrano, diventati elementi affidabili dopo un inizio dietro le quinte.
Chi rivedremo ai nastri di partenza a luglio? Lo start della prossima stagione è già dietro l’angolo e non è semplice fare speculazioni. Il Sassuolo ci ha abituato a delle rose lunghe, con tanti fuoriquota, a maggior ragione con la mancata iscrizione della squadra B alla prossima Serie C. Vedremo Daniel Theiner, che raccoglierà l’eredità di Zacchi come ha fatto in queste fasi finali; chissà se vedremo Justin Kumi, giocatore già pronto per il salto tra i grandi (non ce ne voglia Dionisi) e a cui la parola fuoriquota si addice particolarmente, quando si parla di Campionato Primavera. Ci sarà sicuramente Kevin Leone, a cui la società ha di recente rinnovato il contratto fino al 2028: un’enorme investitura per il classe 2005, che ha già dimostrato in questo finale di stagione di trovarsi a suo agio sotto pressione.
Ma al di là dei nomi, il Sassuolo Primavera resterà una squadra che se la può giocare con tutte e che può competere per le fasi finali. Magari non tutti gli anni, ci sono pur sempre le avversarie: basti vedere che quest’anno squadre come Empoli, Atalanta ed Inter, le tre detentrici dello Scudetto dopo la riforma del Primavera 1, non sono neanche mai state veramente in corsa per i playoff. Ma questa è la strada giusta per far sì che il Sassuolo diventi ancor più un punto di riferimento a livello italiano e non solo.