Domenica scorsa, con una conferenza stampa, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha annunciato che gli allenamenti collettivi potranno riprendere dal 18 maggio, tarpando le ali alle numerosissime ipotesi di ripresa del campionato che si sono susseguite quotidianamente nei giorni precedenti al 26 aprile. Lo stesso AD neroverde Giovanni Carnevali, meno di un mese fa, aveva parlato ai microfoni di Rai Sport di un ritorno alla normalità “entro tre settimane” e di una ripresa delle partite “verso fine maggio”; va da sé che, alla luce degli ultimi provvedimenti governativi, questa strada non sia percorribile.
Ai microfoni di La7, il Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora ribadisce che ricominciare il campionato sarà molto difficile: “Riprendere gli allenamenti non significa riprendere le partite: l’appello che lanciamo alla Lega A è quello di mettere in piedi un piano B. Sto iniziando a percepire un cambio di idee tra i presidenti delle squadre di Serie A, che si riuniranno in questi giorni: secondo me, sarà la maggioranza di loro a chiedere la sospensione del campionato per preparare al meglio la prossima stagione. Anche perché, se fossi nei presidenti, mi organizzerei per riprendere in sicurezza la stagione 2019/2020 a fine agosto. Le decisioni prese dagli altri Paesi, tra cui la Francia (il cui governo ha annullato la Ligue 1, ndr), potrebbero indurre anche l’Italia a fare altrettanto”.
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Parole che lasciano davvero pochi spiragli alle ipotesi di ripresa del campionato, nonostante, nel corso dell’intero mese di aprile, molti esponenti delle venti società di A e il presidente della FIGC Gabriele Gravina in primis abbiano continuato a dichiarare che la suddetta ripresa fosse fuori discussione: “Se il campionato dovesse riprendere – prosegue Spadafora – è indubbio che le partite saranno a porte chiuse. Lo sport non è solo il calcio e il calcio non è solo la Serie A. Rischio zero? Non lo cerco perché non lo possiamo cercare come Paese. Mi sono limitato a chiedere al Comitato tecnico-scientifico se il protocollo proposto dalla FIGC fosse attuabile. Siamo sicuri che riusciremmo ad ottenere il grande numero di tamponi necessario per monitorare i calciatori? Il protocollo è attuabile anche per le serie minori? So bene che il calcio produce un fatturato e, soprattutto, paga tasse allo Stato che servono anche per sostentare gli altri sport; tuttavia, in questo momento non dobbiamo avere fretta proponendo date sulla ripresa dei campionati, non ne possiamo avere certezza”.