Sabato scorso, il Sassuolo è tornato alla vittoria piegando il Frosinone al Mapei Stadium: il primo successo della (breve) era Ballardini ha portato i neroverdi a quota 23 punti. Si è parlato estensivamente di ciò che il Sassuolo dovrà e non dovrà fare in queste ultime 10 partite di campionato e più o meno tutti i punti all’ordine del giorno vertono su un’unica questione: essere più pragmatici, andare al punto e a punti. Il Sassuolo non ha molti giocatori “asciutti”, che badano al sodo e siano al contempo abituati a lottare per la salvezza: uno di questi però è sicuramente Uros Racic.
Arrivato dal Valencia tra mille critiche, Racic non si è mai ritagliato spazio durante l’era Dionisi che, anche in assenza di Boloca, gli ha spesso preferito Lipani. Il motivo è anche tattico: Dionisi ha sempre giocato a due mediani, mentre con Bigica e Ballardini si è passati ad una mediana più folta, con fulcro proprio nel serbo. A Racic si è spesso affibbiato l’appellativo di giocatore scarso, o svogliato, più in associazione all’ex compagno al Valencia Castillejo che per un reale motivo. Ma il serbo è uno dei giocatori che più determineranno le sorti del Sassuolo in ottica salvezza.
Racic risponde a tutte quelle necessità di cui ha bisogno il Sassuolo in questo momento: è un giocatore solido, una diga davanti alla difesa che non si perde in virtuosismi palla a terra. Non sente la pressione e sbaglia poco: con il Frosinone ha avuto l’85% di passaggi riusciti, 41 in numero assoluto e 25 giocati in avanti. Che non sono niente rispetto ai 90/100 passaggi a partita a cui ci hanno abituato i vari Lopez e Locatelli, ma erano altri tempi e questi due dati – 41 passaggi di cui 25 in avanti – sono ugualmente i più alti tra i giocatori scesi in campo.
Inoltre, Racic ha la licenza per portarsi fino agli ultimi 20/25 metri per mettere i compagni davanti porta – Thor ringrazia – oppure per scoccare tiri in prima persona, come contro il Napoli. Proprio su quest’ultimo aspetto il Sassuolo dovrà fare maggiore affidamento: negli anni i neroverdi sono stati abituati ad entrare in porta con il pallone e hanno continuato a provarci anche adesso che la qualità negli interpreti davanti si è abbassata. Andare al tiro dalla distanza dà una soluzione in più per tutte quelle situazioni di stallo dove la squadra avversaria è ben piazzata.
Su Uros Racic ci eravamo sbagliati tutti. Magari non diventerà un giocatore-progetto o uno di quei gioielli da vendere a peso d’oro: il suo apporto è più situazionale che altro, ma adesso siamo esattamente nella situazione in cui Racic può dire la propria.