Se c’è una squadra che in questi anni ha sempre insistito sul promuovere la propria onestà intellettuale, sgolandosi a oltranza fino a lacerarsi le corde vocali, nessuno ha dubbi su quali colori indossi. Uno è il nero, l’altro no. E il nero, come abbiamo imparato, sta bene solo sul verde. Ed è risaputo che qui non ci piace parlare di certe cose, ma quanno ce vo’ ce vo’, direbbero nella Capitale. E quelle cose portano il nome di VAR.
E a volte il VAR si usa male, tanto da fare sbroccare un po’ tutti. Dall’allenatore alla società. E la moviola in campo, quella che serviva a interrompere i danni e le ingiustizie, talvolta li favorisce. Sia i danni che le ingiustizie, altroché.
E Raspadori, abbiamo capito dopo attenta valutazione, s’era messo in ginocchio non perché spinto da De Vrij, ma perché intento a pregare ossequiosamente la Madunina che sta in cima al Duomo. E la ripartenza in contropiede nerazzurra non è stata in alcun modo favorita da quel mancato fischio. D’altronde l’arbitro ha consultato il VAR, che ha confermato la rete di Lautaro Martinez.
Nel frattempo il club di tifosi della Banda degli Onesti (quella d’un vecchio film partenopeo, sia chiaro, mica quella della Milano Bene) rimira a pettinfuori la sua decima vittoria di fila. Noi li salutiamo, dal basso del nostro nono posto.
Che poi, fossi in loro, nemmeno starei troppo a festeggiare il fatto di essere la capolista. A volte lo scudetto lo ha vinto la terza classificata.