Articolo a cura di Giovanni Pio Marenna
Si sa già tutto che non abbiate già letto. Lo scudetto del Milan di Pioli il saldatore, una salvezza che vale quanto uno scudetto per la Salernitana di Nicola dei miracoli. In mezzo c’è tutto il resto. Napoli incompiuta, Juventus deludente, Sarri senza sarrismo, Mourinho che attende, sì, il verdetto della finale di Conference ma non è che abbia pienamente convinto (una vittoria, seppur europea, non potrà essere la differenza assoluta tra il vivere e il morire). Contrariamente ad Italiano che, soprattutto dopo l’addio di Vlahovic, ha fatto le nozze coi fichi secchi, riuscendo a centrare un pass per l’Europa.
Mentre, spostando una sola consonante, a cozze, nel senso della bruttezza per chi per diversi anni aveva fatto della bellezza del gioco e dei movimenti il suo marchio di fabbrica, ha finito la stagione Gasperini con la sua Atalanta. L’impressione, come già detto, è che sia finito un ciclo, non certo il legame tra le due parti. Ma poi il forte legame deve tradursi in feeling vincente. Cosa che non è più. La Dea cerca una svolta. Gasperini anche, che vorrebbe altri giocatori funzionali al suo gioco. Al Papu Gomez, diciamocelo, non è stata trovata un’alternativa all’altezza, il buon Boga non è riuscito a sbocciare. Muriel e Zapata non sono stati continui nell’incidere, soprattutto a causa di un grave infortunio. Hateboer e Djimsiti sono stati fermi ai box e sottotono. Hateboer e i due mediani De Roon e Freuler avevano spesso il motore ingolfato. Demiral ‘nsomma. Unica nota positiva nella continuità, il capocannoniere della squadra Pasalic, che ha avuto anche una buona media realizzativa 13 reti su 49 conclusioni a porta. Un po’ poco però per poter competere per la Champions.
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Insomma, i risultati certificano il fatto che, se a giocatori venduti, infortunati e in fase flop, non ne subentrano altrettanti più o meno di uguale livello, il malessere dei risultati diventa evidente: finisci ottavo dietro la Fiorentina, con un organico tecnicamente inferiore ma con un cuore evidentemente più viola che mai, vinci solo 16 volte su 38, tra quelle in pole position diventi la regina dei pareggi, fai solo 1 gol più del Sassuolo e prendi 7 reti in più del Torino (a proposito, Juric, chapeau anche quest’anno!).
Ecco, lo smarrimento che t’aspetti di meno è venuto proprio dai nerazzurri. Perché la benzina o un’intesa tra tattica e pratica possono anche terminare, ma resta abbastanza palese che quest’anno la macchina dell’Atalanta s’è inceppata. E’ venuta meno la concretezza e l’imprevedibilità a cui c’aveva ben abituato. E con essa, dopo 4 anni, è venuta meno l’Europa.