E’ finita così, nell’indifferenza velata da sollievo, la storia d’amore tra il Sassuolo e Maxime Lopez. Tre stagioni in neroverde, dove è stato incensato (a ragione) come uno dei giocatori più forti in rosa, poi un prestito alla Fiorentina dove ha ritrovato l’Europa ma ha perso il minutaggio. E adesso il Paris FC, squadra sì ambiziosa ma anche di Ligue 2 francese, dove ritrova il fratello Julien: contratto fino al 2027. Non ci siamo persi nulla, non c’è nessun fast-forward: ma come si è arrivati a questo punto?
Lopez è un reperto dell’era De Zerbi: uno dei giocatori più brillanti, ad essere sinceri. Messo davanti alla difesa insieme a Locatelli, ha dato prova di essere un giocatore di livello assoluto, con doti camaleontiche in impostazione e interdizione. A posteriori, fa strano constatare che Lopez e De Zerbi abbiano convissuto per una sola stagione, ma Deze è così: ti entra nella testa, ti crea quelle motivazioni squisitamente tecniche per dare il massimo e, soprattutto, ti lascia un vuoto incolmabile al momento del commiato.
Dopo l’addio di De Zerbi, Lopez si è dato il beneficio del dubbio ed è rimasto anche con Dionisi. E così ha fatto anche la stagione successiva, nonostante la sua centralità nel gioco del Sassuolo stesse già scemando. E’ soltanto all’alba del suo quarto anno in neroverde – anzi, il sole vi era già sorto con la tragicomica prestazione di Napoli – che Lopez si è accasato alla Fiorentina, sul gong del mercato. Una destinazione sicuramente sotto le aspettative personali di Lopez, che ha parlato più volte di “grandi club” facendo intendere che le mire fossero ben più alte della Viola. Ma tant’è: almeno c’è la Conference League, sfumata per un nulla nella stagione con De Zerbi.
A Firenze le cose non sono andate bene per Lopez, affatto: la Fiorentina non ha esercitato il riscatto di 9 milioni che ad agosto scorso ci sembrava addirittura irrisorio (non avevamo la sfera di cristallo, ma ci sarebbe piaciuto), e anzi fino all’ultimo ha chiesto lo sconto prima di mollare definitivamente l’osso. Il Sassuolo, che con gli sconti va poco d’accordo, piuttosto se l’è riportato a casa, AKA Ronzone: ma se Lopez era già fuori luogo con Dionisi – a cui non ha mancato di lanciare una frecciata – figuriamoci con Grosso. Il tecnico abruzzese non ha esitato ad inserirlo nella formazione degli epurati, di cui era il capitano, e Lopez ha proseguito la preparazione nella sua Marsiglia. Dove, guarda caso, c’è il suo De Zerbi, che ha fatto orecchie da mercante riguardo ad un possibile ricongiungimento. Con il mercato agli sgoccioli, Lopez ha accettato la corte del Paris FC scendendo in Ligue 2 nel pieno della propria carriera, a 26 anni.
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Da completi profani, non ci sembra che il suo entourage abbia fatto il massimo per procurargli una squadra. Poteva essere ceduto dopo il primo anno di Dionisi (estate 2022) e così non è stato; dopo il secondo anno (estate 2023) è stato piazzato per il rotto della cuffia, previa ammorbidimento del Sassuolo; pure in questa sessione siamo arrivati al penultimo giorno di mercato, solo per mezzo di un autentico regalo del Sassuolo. Già, perché Lopez è stato ceduto a titolo gratuito (!) dal Sassuolo, con percentuale sulla rivendita e bonus. Un unicum nella storia del club, sempre molto fiscale con i cartellini dei giocatori di una certa caratura: e Lopez, almeno per un certo periodo, lo è stato. Col senno del poi, il Sassuolo avrebbe potuto applicare quello sconto richiesto dalla Fiorentina, rilanciando di fatto la patata bollente lungo l’Arno e rientrando sicuramente nel comunque irrisorio prezzo di 2.5 milioni pagato al Marsiglia tre anni or sono. Chi si sarebbe però immaginato un tale deserto intorno al nome di un giocatore che – non ci nascondiamo – per un bel po’ di tempo abbiamo considerato tra gli indispensabili, al pari di Berardi.
Qualche tifoso neroverde, tra quelli più rancorosi, direbbe “ben gli sta”. Lungi da noi crogiolarsi su queste effimere gioie, se così vogliamo chiamarle, ma come dicevano i latini, faber est suae quisque fortunae. Tradotto: ognuno è artefice delle proprie fortune. Facciamo un parallelo con uno degli sport più inflazionati del momento, il tennis: per buona parte dei giocatori del circuito ATP, il pubblico concorda nel dire che “se Tizio avesse fatto questo, sarebbe top 5 fisso”, “se Caio non avesse fatto quest’altro, altro che Djokovic e Nadal”. Sì, ma non è successo, e questa è l’unica cosa che conta.
Di calciatori “what if” ce ne sono a bizzeffe là fuori, Lopez non è il primo né sarà l’ultimo. Se Lopez ha scelto di andare in Ligue 2 nonostante sia un giocatore di caratura superiore, scusate il francesismo, ma sono cazzi suoi: non deve dare di conto a noi di come gestisce la propria carriera. Gli ultimi anni di Lopez dimostrano che, per stare stabilmente ai vertici del calcio, non basta “solo” essere un gran giocatore: anzi, diremmo noi, non è neanche il criterio più importante. Servono le contingenze giuste, l’ambiente adeguato, qualcuno che tiri fuori il meglio di te, un pizzico di fortuna. Diversamente, il mondo del calcio dimentica in fretta e non esita a lasciarti ai margini.
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