venerdì , 13 Settembre 2024
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foto: sassuolocalcio.it

Matteo Lovato si presenta: “Qui per riscattarmi: Sassuolo la realtà migliore per riprendermi quello che mi sono tolto”

Dopo Fabrizio Caligara e Cas Odenthal è tempo di presentazione anche per Matteo Lovato, il terzo acquisto in casa Sassuolo, un difensore centrale di esperienza utile per fornire un’altra freccia nell’arco di Grosso nel pacchetto arretrato dopo le partenze di Erlic e Tressoldi.

Una passione, quella per il calcio, nata da lontano per il nuovo innesto neroverde: “Quando ero piccolo ho iniziato a giocare – le parole di Lovato ai microfoni di Sassuolo Channel – perché era la passione di mio nonno. Poi, con il tempo, ho capito che questo sport è molto di più: può dare gioie e dolori, ma è più una soddisfazione personale per sentirsi importante in qualcosa. All’inizio, quando sei molto giovane, è più un divertimento spensierato per passare i pomeriggi insieme agli amici e per legare con loro, ma questo aspetto è rimasto anche nelle squadre di livello: c’è sempre quel bambino dentro che cerca di giocare il miglior sport al mondo nel miglior modo possibile. Mio padre e mia madre sono sempre stati presenti: mi hanno sempre accompagnato al campo anche quando le condizioni non erano ottimali. Siamo una famiglia molto umile, di lavoratori: mi piacerebbe ripagare gli sforzi che hanno fatto per me rendendo loro quello che sono riusciti a regalare a me”.

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A proposito della sua gioventù, il calciatore nativo di Monselice ricorda un aneddoto: “Mi ricordo di quando a circa dieci anni dovevo andare al Padova, ma non volevo per non pesare sulla mia famiglia. In quella occasione, i miei genitori mi dissero che tutto quello che stavano facendo in quel momento lo stavano compiendo perché vedevano più in là di quello che stavo vedendo io: avevano ragione loro”.

Proprio con la maglia degli euganei il suo esordio tra i professionisti, in casa del Virtus Verona nell’agosto 2019: “Lì ho vissuto tante emozioni, ma contrastanti perché sento che non siamo riusciti ad arrivare dove potevamo. Era la prima giornata di Serie C, dovevo fare il debutto, ma pensavo a partita in corso, invece nella riunione pre-partita il mister ha messo il mio nome tra i titolari e pensavo si fosse sbagliato, però lì ho capito la fiducia che riponeva in me. Abbiamo fatto quasi una ventina di gare togliendoci buone soddisfazioni con prestazioni che mi hanno dato la possibilità di passare al Verona”.

L’allenatore che lo ha lanciato tra i grandi è stato mister Sullo: “Lui per me è un stato il primo tecnico importante, il primo tra i professionisti, e mi diceva sempre di stare tranquillo, di separare le questioni di campo dal tempo libero perché all’inizio mi portavo a casa quello che succedeva sul rettangolo verde: lui è riuscito a farmi distinguere queste due cose e un po’ a farmi rilassare in questo senso”.

Sul doppio salto in Serie A con gli scaligeri: “Venivo da un periodo negativo a livello di risultati a Padova e sono approdato a Verona trovandomi di fianco a giocatori di due categorie superiori: i primi due mesi sono stati di adattamento, lavoro che ho perso a causa del Covid arrivato subito dopo. Tuttavia, mister Juric, che è stato come un padre per me, è riuscito a darmi quell’autostima capace di farmi comprendere che ero lì perché avevo le tutte le possibilità e in quel momento toccava a me giocarmele”.

Il debutto in Serie A di Lovato proprio al Bentegodi, il 18 luglio 2020: “Sono subentrato nella gara con l’Atalanta. Quando l’allenatore mi ha mandato a scaldare aveva già fatto tre cambi e quindi pensavo che il riscaldamento fosse una cosa di routine. Invece, quando mi ha chiamato dicendomi di seguire a uomo Zapata ho capito che era il momento in cui stavo per entrare nel calcio che conta ed è stato un piacere anche se non facile: credo siano stati i venti minuti più belli della mia carriera, quelli che ricordo più nitidamente e con maggiore piacere”.

Dal primo gettone nella massima serie all’esordio in Champions con la maglia bergamasca in casa del Manchester United il 20 ottobre 2021: “Penso sia stato l’apice del sogno di ogni bambino, il ricordo migliore di quella serata è che in tribuna c’era la mia ragazza che avevo invitato a vedere la gara solo per gustarsi una bella partita. Poi a fine primo tempo Demiral ha avuto un problema, ed è uscito, e Gasperini mi ha guardato dicendomi di scaldarmi e lì ho detto tra me e me di aver fatto un altro passo. Sono stati 45’ di adrenalina e non mi ricordo niente di quella sfida, se non che mi sono fischiate le orecchie per tutto il giorno successivo perché non ho mai visto 80mila persone così calorose”.

Con il match dell’Old Trafford, si è chiuso un cerchio per il difensore neroverde: “Questo debutto l’ho dedicato a mio nonno perché è stato sempre il suo sogno: lui, molto tifoso del Milan, ha sempre seguito il calcio, io sono cresciuto seguendolo con lui. Quando abbiamo guardato quel Milan-Manchester United con la doppietta di Kakà lui mi ha detto che magari un giorno ci sarei potuto arrivare anche io e si è realizzato”.

Dopo Verona e Atalanta, Lovato ha girato diverse squadre in Serie A, prima di arrivare al Sassuolo, come Cagliari, Salernitana e Torino: “Questo percorso mi ha portato a questo momento, ovvero a capire che ho ottenuto tutto forse un po’ troppo facilmente e velocemente: certe cose non me le sono godute, come l’esordio in Champions, quindi il mio obiettivo è tornare a giocare le competizioni europee e le partite importanti, ma soprattutto riuscire a riprendermi quello che “mi sono tolto da solo”, perché in questo anno e mezzo “mi sono messo in difficoltà da solo”, quindi d’ora in poi mi aspetto un riscatto da me stesso”.

Ecco dunque il motivo della scelta del club neroverde: “Sono qui per aiutare la società che voglio ringraziare, perché mi ha dato subito fiducia. Ho scelto quello emiliano perché dall’esterno è sempre stato un club competente, professionale, capace di sfornare giocatori di livello e riuscendo a valorizzarli permettendo loro di diventare importanti grazie al Sassuolo. Questa realtà è diventata una base da cui partire per riuscire a migliorarsi perché ci sono tutti gli ingredienti per farlo, come strutture incredibili e una fantastica organizzazione societaria. Dunque, in questo contesto, la compagine del distretto ceramico penso sia il miglior punto di partenza per riuscire a seguire questa strada”.

Sul gruppo che ha trovato al suo arrivo il neo acquisto neroverde commenta: “Ho subito avuto l’impressione di uno staff e di una squadra che sanno quello che vogliono, dove arrivare e come farlo. La parola poi passa al campo, però in queste prime battute ho visto sin da subito allenamenti intensi, giocatori che hanno voglia di vincere e credo che ognuno abbia ben fisso in testa qual sia l’obiettivo di quest’anno e tutti stiano lavorando al massimo per raggiungerlo”.

Sul tecnico Fabio Grosso, che lo ha già fatto esordire nel finale in Coppa Italia contro il Cittadella, Lovato non ha dubbi: “Il mister è una persona molto positiva, che cerca sempre di aiutarci e di darci consigli, ma soprattutto è molto preparato: lui e il suo staff sono sempre sul pezzo, cosa non semplice, perché le partite sono difficili e non è facile lavorare con tanti giocatori, ma in questo momento ho visto molta partecipazione, molta professionalità e soprattutto positività”.

Dagli obiettivi di squadra a quelli personali: “Spero di entrare nel giro della Nazionale maggiore in questi anni. È vero che sono giovane, ma dipende tutto da me, da quanto lavoro a quanto mi impegno, dai risultati che porto e credo che ci siano tutti i presupposti per raggiungere la convocazione. Inoltre, in questa stagione spero di riuscire a riempire la casella dei gol segnati, perché dopo tante partite anche quello penso sia un passo necessario per fare quel gradino in più”.

Lo stesso step che deve fare il Sassuolo, calandosi appieno nella nuova realtà della Serie B, che partirà per i neroverdi domenica a Catanzaro, costruendo mattoncino dopo mattoncino le basi per raggiungere il traguardo finale.

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