Essere un calciatore, nel 2022, non è affatto semplice. Risparmiateci la retorica sugli stipendi, sugli agi, questo e quell’altro: così come noi vi risparmieremo la paternale sulla preparazione da luglio, sulla fatica e altre difese a priori. Intesi? Bene, allora possiamo proseguire. Dicevamo: a livello mediatico, un calciatore professionista non ha un attimo di respiro. Una dichiarazione rilasciata in maniera innocua la potrà rileggere con tutt’altro taglio una volta online: con un taglio che spesso invoglia alla polemica e allo scontro, ormai un must per qualsiasi giornale – sportivo e non – che vuole rimanere a galla con dei mezzucci.
Perfino uno come Giacomo Raspadori non è stato esente da critiche ed offese. Un ragazzo esempio, nella dedizione al lavoro e nell’integrità morale prima ancora che nella (sublime) tecnica sul campo, che ha avuto la “colpa” di desiderare una grande squadra all’apice della propria carriera. Di salire su quel treno, che dicono passi una volta sola: e ci dispiacerebbe non poco se questo malumore fosse il pensiero dominante alla notizia della partenza di Jack per il Napoli. Nel nostro piccolo, ci teniamo a difendere Jack.
Così come è stato utilizzato come modello per descrivere la società Sassuolo Calcio, così noi di Canale Sassuolo ci siamo affezionati a Raspadori, al suo nome così ricorrente fin dalla tenera età (sua e del nostro sito). Non verremo smentiti quando diremo che Raspadori è stato uno dei ragazzi che ci hanno spinto a dare risalto al settore giovanile, un impegno che portiamo avanti anche ora. Ma badate bene: non siamo qui per dire “si vedeva che avrebbe fatto strada”, “io lo conosco da prima di voi” e frasi affini. Contribuiremmo soltanto al clima di polemica e del “so tutto io” che satura le conversazioni, soprattutto in ambito giovanile.
Undici stagioni al Sassuolo, otto nelle giovanili e tre in prima squadra. Pescato quasi per caso dal Progresso, dove il Sassuolo era andato a visionare il fratello Enrico. Non è più domenica, con la partenza di Raspadori direzione Napoli: almeno per noi. Non vogliamo parlare di quanto fosse forte come giocatore: quello è sotto gli occhi di tutti. Raspadori è l’esempio vivente che il talento deve essere accompagnato dalla testa e dall’educazione, due doti che ha da vendere. Noi continueremo a fare il tifo per Jack, perché abbia la carriera che ha sempre sognato in quei viaggi in pulmino da Castel Maggiore a Sassuolo: e anche lui, siamo sicuri, continuerà a seguire le sorti di quella che è stata la sua squadra dall’infanzia fino ad oggi. Con il neroverde tatuato sulla pelle. GRAZIE GIACOMO!