sabato , 15 Marzo 2025
dionisi dopo atalanta sassuolo
foto: sassuolocalcio.it

Dionisi a Il Foglio: “Il 2-1 all’Atalanta la vittoria più bella. Bene i nuovi, ma onore ai veterani”

Sulle pagine de Il Foglio, mister Alessio Dionisi ha ripercorso la sua carriera dalle categorie minori fino alla Serie A, parlando anche del suo credo di calcio. Il suo Sassuolo oggi affronterà l’Inter al Mapei Stadium (qui la diretta testuale).

Sulle più belle vittorie in carriera: “Tris in trasferta con Milan, Inter e Juve? Bello, ma è il passato. Lavoriamo perché ciò possa riaccadere. Anzi: a Torino abbiamo già giocato e perso. Quindi enigma risolto. Del passato ricordo Borgosesia-Cuneo, primavera 2017 (promozione in Serie C accarezzata fino al 93esimo, ndr); poi Fiorenzuola-Imolese 4-1 e i playoff di Serie C a Imola contro il Monza. A Venezia? Lì cito la trasferta di Perugia, all’ultima giornata di andata: chissà come sarebbe finita se non avessimo vinto quella gara. Ad Empoli cito la vittoria promozione, in casa contro il Cosenza. E per il Sassuolo forse la gratificazione più grande è stata battere l’Atalanta: si parla solo di chi alza trofei, ma i nerazzurri per il loro percorso negli ultimi dieci anni per me hanno vinto tutto. Averli sorpresi sul piano del gioco è stato il coronamento del nostro progetto, ma l’obiettivo rimane il lungo periodo. E così siamo ripartiti in estate”.

Dionisi su Raspadori: “Può soltanto rendere orgoglioso il Sassuolo e chi ci lavora: Giacomo si è formato qui fin da bambino, ha fatto vedere quanto vale e sapevamo che prima o poi sarebbe partito. La speranza era che rimanesse con noi un altro anno, ma certe opportunità vanno colte. Ora ha tutto quel che si merita. È solo all’inizio, ma è già un ometto. Più che per i complimenti, con i miei ragazzi tendo a farmi vivo quando serve un appoggio. Ma Raspadori ha un atteggiamento eccezionale: una volta a La Spezia decisi di non farlo partire dall’inizio, confidando nel suo contributo a gara in corso. Partita tosta, andiamo sotto di due gol, lui entra e fa doppietta. Più avanti, in primavera, lo provo nel ruolo di prima punta, dopo un intero campionato tra le linee. Gli parlo e cerco di capire come si sente: ‘Mister’, mi sorride, ‘avevo più dubbi quando mi avevi messo trequartista!’. Eppure non ce l’aveva mai fatto pesare. Limitandosi a lavorare duro ogni giorno, convinto dei propri mezzi tecnici e mentali. Mica ce ne sono tanti, di giocatori così“.

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Berardi-Scamacca-Raspadori
foto: sassuolocalcio.it

Dionisi sui giovani del Sassuolo: “Un privilegio per tutti: tre attaccanti del Sassuolo a rappresentare l’Italia, quando ricapiterà? Pinamonti spero sia il prossimo: ha qualità importanti per ambire all’azzurro. Mancini? È venuto a farci visita negli ultimi mesi, più che altro per sondare i convocabili. Il numero di italiani nel nostro campionato si sta riducendo sempre di più, per quanto i bravi trovino spazio in Europa. Noi confidiamo di avere diversi ragazzi attrezzati: se meritano di giocare, lo faranno. Ai giovani si deve dare la possibilità di sbagliare e spesso non viene concesso questo diritto. Il sistema calcio porta pressione e ansia di risultati immediati: un circolo vizioso che alla fine si ripercuote sul percorso di crescita delle nuove generazioni. Qui a Sassuolo invece le incoraggiamo. Sperando di sbagliare poco, ecco”.

Dionisi sulla società Sassuolo: “Il filo conduttore tra noi allenatori? La società. Dirigenza, rosa e addetti ai lavori: tutto deriva da anni di pianificazione, dal rispetto dei ruoli e dalla valorizzazione delle persone. Oggi nel mondo del lavoro intravedo ovunque una competizione accanita, talvolta sleale. Si dà per scontato che i professionisti siano tutti impeccabili, ma non è così. Qui a Sassuolo invece il lato umano è preponderante. E gratifica tutti. Magnanelli? Io per primo l’ho voluto con noi: ha un’esperienza unica con questa maglia, ne incarna i valori ed è un esempio trainante per i giovani. Berardi un’altra bandiera? Già: Sassuolo non conosce la Serie A senza Berardi. Su di lui ho già detto tutto. Lo aspettiamo e intanto chi gioca al suo posto ha la chance di mettersi in mostra”.

dionisi il foglio
foto: sassuolocalcio.it

Dionisi sulla stagione: “Confermarsi non è mai scontato e non lo sarà neanche quest’anno. Ma sapete chi mi sta colpendo di più? I veterani, di cui si parla sempre poco: Pegolo, Consigli, Ferrari, Obiang, Defrel. Sassuolo è una realtà importante, ma anche il comune più piccolo della Serie A: le motivazioni bisogna scavarle dentro di sé. Quindi chi è qui da tempo ha il compito delicato di trasmetterle ai nuovi arrivati. Che poi magari si prendono la scena: se ci riescono, è merito del lavoro occulto dei più esperti”.

Su Dionisi allenatore: “Nutro un rispetto innato per la gavetta: potrebbe essere altrimenti? Non allenavo fra i dilettanti con l’ambizione di arrivare quassù in così poco tempo, anche perché da calciatore mica ho avuto un passato da Serie A. Perciò piedi per terra e lavorare: ora non mi sento inadeguato, ma la differenza la fanno i giocatori a mia disposizione. Serve anche una buona dose di fortuna, oltre ai meriti e ai risultati. Tutte le componenti fin qui mi hanno sorriso. Il mio modello? Stefano Vecchi: un profilo unico (lo ha allenato alla Tritium nel 2009-11, ndr). Il punto fermo nel nostro mestiere è la credibilità, che non deve mai venire meno. Poi l’assumersi le responsabilità degli insuccessi: bisogna trasmettere ai ragazzi di essere sempre con loro. E che le nostre scelte sono per il bene del gruppo, al di sopra di ogni pregiudizio. Quando parlo non ho la presunzione di convincere gli altri, ma difficilmente cambio opinione. La squadra ideale? Quella che non specula mai sul risultato. Ritengo che un calcio propositivo esalti i singoli. E che i singoli, imparando a conoscersi sul campo, rafforzino il rendimento collettivo”.

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“A 42 anni sono tornato a fare il papà di una neonata dopo 14. E i miei hobby sono gli affetti: quando esco dal centro sportivo, se non ceno a casa con moglie e bimbe è per stare con gli amici. In questo senso i neroverdi aiutano. Non faremo il pienone allo stadio, ma accogliamo i nostri tifosi per un brindisi con la squadra: persiste una convivialità d’altri tempi”.

L’identità Sassuolo? Ve la dico in un giro di campo. Al primo giorno di allenamento, Obiang e Marchizza rientravano da due importanti infortuni: tutti i compagni li hanno accolti con un applauso. Lungo, sentitissimo. Questo vale più di ogni risultato”.

Riguardo Gabriele Boscagli

Deluso dalle big fin dalla giovanissima età, si è affezionato al Sassuolo e non lo ha più lasciato. In redazione è il pilastro del settore giovanile.

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