Il campionato sta ormai volgendo al termine e il Sassuolo si appresta ad affrontare le ultime due partite della stagione. Domenica, alle 12.30, i neroverdi scenderanno in campo al Dall’Ara dove ad attenderli ci sarà il Bologna di Sinisa Mihajlovic. In merito a questa gara, la redazione di Canale Sassuolo ha intervistato Alessandro Iori, telecronista di DAZN che domenica racconterà la sfida tra i rossoblù e i neroverdi.
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Il Sassuolo è reduce dalla sconfitta con il Napoli e dal pareggio interno con l’Udinese. Credi che ormai, vista l’impossibilità di raggiungere l’ottavo posto, la squadra neroverde si sia un po’ seduta? Ormai non ha più niente da chiedere al campionato.
“E’ chiaro che le prestazioni sono calate, ma bisogna ricordarsi che in termini di montepremi per la società ogni piazzamento vale. E’ un messaggio non semplice da far passare ai giocatori, ma nelle scorse settimane abbiamo visto partite con squadre demotivate che hanno giocato bene. Mi auguro che entrambe le squadre ci offrano un bello spettacolo”.
A tuo avviso, in cosa è mancato il Sassuolo in questa stagione? Sei d’accordo con Dionisi quando dice che spesso l’atteggiamento ha condizionato alcune partite?
“Credo sia mancata continuità e concentrazione. Se si legge la stagione del Sassuolo, il fatto che abbia una media punti superiore contro le prime dieci rispetto alle ultime dieci della classifica ti fa capire che questa squadra ha bisogno della grande motivazione e del grande avversario per rendere al meglio. Ma, forse, anche di un determinato contesto tecnico-tattico, che implica che di fronte ci sia un avversario che gioca. In questa stagione, il Sassuolo non ha mai trovato contromisure rispetto a squadre che si chiudevano e concedevano poco. Quando ha trovato avversari che provavano ad attaccare, e di conseguenza lasciavano spazi, i neroverdi si sono sempre esaltati. Quando ha dovuto affrontare squadre più attente alla fase difensiva ha sofferto molto”.
Il Bologna, prima della sconfitta con il Venezia, era reduce da sei risultati utili consecutivi. In cosa è migliorata la squadra di Mihajloivc? Credi che la sfortunata malattia del mister serbo abbia aiutato il gruppo ad unirsi maggiormente?
“Il gruppo ha avuto una reazione emotiva e caratteriale rispetto alla terribile notizia della malattia di Mihajlovic. Credo ci sia stata la volontà, anche a distanza, di dimostrare all’allenatore che il suo lavoro è di qualità. I giocatori hanno voluto confortare l’allenatore, impegnato in un momento complicato, con le prestazioni e i risultati in campo. Questo ha reso il Bologna così performante nel periodo di assenza di Mihajlovic. Credo che i rossoblù siano migliorati soprattutto grazie all’arrivo di Arnautovic, che è stato un perno e l’uomo che catalizza l’azione offensiva felsinea. D’altra parte, questo ha messo in difficoltà o in secondo piano altri giocatori sui quali il Bologna aveva investito tanto nelle passate stagioni. Penso soprattutto a Barrow, che non segna da inizio dicembre, che è un giocatore forte e di potenzialità sul quale il Bologna aveva investito 19 milioni: per le abitudini dei felsinei è una cifra molto pesante. E’ un lavoro che il Bologna dovrà cercare di impostare per la prossima stagione: recuperare Barrow e farlo coesistere con Arnautovic, che è stato un acquisto azzeccatissimo dai tempi di Gilardino”.
Che partita ti aspetti domenica? Il Sassuolo all’attacco con il Bologna pronto a ripartire in contropiede?
“Credo che sarà una partita in cui il Bologna vorrà cancellare lo scivolone di Venezia, coinciso con il ritorno di Mihajlovic in panchina per quanto condizionata dal secondo rigore assegnato al Venezia in maniera misteriosa da Marinelli. Al netto di ciò, l’approccio alla partita è stato deficitario e il Bologna vorrà aggredire la partita in maniera immediata. D’altra parte, il Sassuolo non può permettersi di chiudere male il campionato, soprattutto per le ultime due trasferte con Cagliari e Napoli. I neroverdi vorranno lasciare un’impressione diversa in questo finale di stagione. All’ultima giornata c’è il Milan in un contesto in cui sarà complicato esibirsi. E’ un passaggio particolare per il Sassuolo perché finire male farebbe dimenticare i risultati eccellenti ottenuti in altri momenti del campionato”.
Bologna-Sassuolo è anche una sfida culinaria. Cappelletti, tortellini o tagliatelle alla bolognese?
“Abito a Rubiera, sono per i cappelletti tutta la vita”.
Parliamo dei calciatori in vetrina del Sassuolo: Scamacca, Raspadori e Frattesi sono pronti per una big? O devono rimanere un altro anno in neroverde?
“I più pronti di tutti sono Traorè e Maxime Lopez, che sono i giocatori più maturi della squadra. Dal punto di vista dei giocatori, è chiaro che certi treni quando passano vanno presi. Sarà un’estate molto trafficata dalle parti di Sassuolo perché è inevitabile che per certi giocatori le offerte si sprechino. Toccherà alla società scegliere chi lasciare andare e come reinvestire. Questo è il lavoro del Sassuolo: far maturare giocatori, farli partire, monetizzare e ricostruire. Da queste scelte dipenderanno le prospettive del Sassuolo nella prossima stagione”.
C’è un giocatore che cattura poco l’occhio ma è fondamentale per Dionisi, ovvero Maxime Lopez. Come valuti la sua stagione?
“Ha fatto una stagione eccellente. E’ il singolo giocatore del Sassuolo con Berardi meno sostituibile, quello da cui dipendono le prestazioni della squadra. C’è un Sassuolo con Maxime Lopez e c’è un Sassuolo totalmente diverso senza. Stessa cosa vale per Berardi. Però, paradossalmente, se nel settore offensivo è più semplice trovare una soluzione alternativa, perché il Sassuolo ha dei giocatori di qualità per quanto Berardi sia nettamente superiore, in mezzo non c’è un altro Maxime Lopez”.
Dionisi è al primo anno di Serie A e ha raccolto un’eredità importante come quella di De Zerbi. Ti convince la scelta della società di puntare su di lui? Hai mai avuto l’occasione di parlarci? Che impressione ti ha dato?
“Con DAZN seguiamo da anni la Serie B con grande attenzione e Dionisi era uno degli allenatori più interessanti anche prima del campionato vinto con l’Empoli. Già dall’anno con il Venezia, con cui ha ottenuto una salvezza tutt’altro che banale per il tipo di squadra che aveva a disposizione. Secondo me è uno dei profili più adatti per sostituire De Zerbi, che da un certo punto di vista ha caratteristiche insostituibili. Dionisi ha qualcosa di diverso ma è stato intelligente a sfruttare l’eredità tattica di De Zerbi: non era esattamente il suo gioco, quello che il Sassuolo ha praticato durante la stagione, ma è stato bravo ad adattarsi al materiale umano a disposizione e agli insegnamenti che la squadra aveva ricevuto negli anni precedenti. Il prossimo anno sarà il più difficile perché dovrà aggiungere qualcosa di suo in più rispetto all’eredità che ha amministrato durante la stagione”.
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In una chiacchierata che hai fatto con Cris Gilioli, allenatore della nostra Under 15, durante il primo lockdown, hai rivelato che per ogni partita ti fai 4/5 pagine di appunti: scavando nel passato, ti è mai capitato di rileggerle e di trovare qualche aneddoto bizzarro, soprattutto in chiave Sassuolo?
“Di aneddoti e curiosità ne ho trovati tanti a livello statistico. Ci sono alcuni avversari particolari: mi ha sempre fatto impressione il fatto che il Sassuolo abbia un bilancio positivo nei confronti dell’Inter. Ha vinto più partite di quelle che ha perso con i nerazzurri, al netto dei due 7-0 delle prime due stagioni in Serie A. Da lì in poi è cominciata un’altra storia. Questo è particolare perché ti racconta di come il Sassuolo sia stato capace di rimanere ad alti livelli e di esaltarsi con altri avversari. Questo fotografa il DNA del Sassuolo e il tipo di atteggiamento e prestazioni che ha avuto nel corso dei nove anni in massima serie”.
Cosa credi che porterà la promozione del Modena in Serie B nel panorama calcistico locale? Credi che si possa formare una sinergia con il Sassuolo, a livello di giocatori in prestito e non solo?
“Sul secondo aspetto non lo so. Non credo ci sia un canale aperto sull’asse Modena-Sassuolo. In questa prima stagione non ci sono stati contatti e non so che tipo di rapporto ci possa avere. Di certo, il ritorno del Modena in Serie B è il ritorno al suo posto di una società che in Serie B ha trascorso larga parte della propria storia. Insieme a Brescia e Hellas Verona, i canarini sono la società che ha partecipato più volte alla cadetteria e se il Brescia dovesse salire in Serie A grazie ai play-off, e con il Verona stabilmente in A, il Modena si ritroverebbe da neopromossa ma anche nel ruolo di decana nel campionato nella prossima stagione. Il ritorno del Modena in Serie B rimette le cose a posto ma da un’altra prospettiva: questa è una società che punta in alto e potrebbe già voler allestire una squadra competitiva per il prossimo campionato. Andare in Serie A è un percorso, ma la volontà è quella: magari di provarci con un progetto lungo un paio d’anni. L’idea della società è quello di riportare abbastanza velocemente il Modena in Serie A. L’ultima squadra portata in B da Tesser è stata il Pordenone, che da neopromossa è arrivata a un gol dalla finale dei playoff”.
Questione tifo Sassuolo. Il poco bacino d’utenza, vista la breve vita in Serie A della squadra, e la distanza da Sassuolo influenzano l’afflusso allo stadio? Cosa potrebbe fare la società per ampliare il bacino di tifosi?
“E’ un tema complicato, ma è chiaro che il tifo non si inventa, non si compra e non si costruisce. Quelle sono passioni che si ereditano in famiglia o che arrivano guardando il calcio in tv. Il calcio in tv è soprattutto la Champions League, che è il massimo dell’espressione calcistica. Paradossalmente, troviamo più ragazzini appassionati al Real Madrid o al Manchester City che alle nostre squadre. Credo che la società abbia messo in campo tante iniziative per riempire lo stadio e appassionare i giovani al Sassuolo. Ma, giocando così fuori sede e andando in una città dove c’è una passione forte per la Reggiana, diventa complicato. A Reggio Emilia, la squadra sarà sempre la Reggiana e questo non verrà spostato a prescindere dalle categorie. La Reggiana ha vissuto momenti difficili nelle ultime stagioni, è passata da un fallimento ma appena è rinata allo stadio in Serie D c’erano seimila persone, in Serie C anche diecimila o più come nel derby con il Modena. Cercare di impiantarsi in una città dove c’è già una tradizione è una missione impossibile. Da un certo punto di vista, la società ha fatto il massimo ma la risposta per il Sassuolo, in relazione al suo bacino d’utenza e alle dimensioni della sua città, è quello che difficilmente può essere cambiato”.