Andrea Consigli scaccia ancora una volta le critiche di chi vorrebbe pensionarlo: in Sassuolo-Fiorentina, i tre punti nella calza della Befana li ha messi lui, parando il primo rigore stagionale e il ventunesimo in Serie A. Consigli ha parlato ai microfoni de La Gazzetta dello Sport alla vigilia di Juventus-Sassuolo, che sarà la sua gara numero 600 nei campionati italiani e 493 in Serie A.
Sulla classifica pararigori, a -5 da Handanovic: “Sarebbe un bel traguardo. Studio tanto, anche il comportamento degli specialisti in base al minuto e al punteggio. Amo la boxe e le arti marziali e quello è un duello: siamo io e il rigorista. Anzi, sono solo io. E’ un mio momento. Non mi piace fare cinema prima del tiro: non parlo e non faccio smorfie. Non spero che il mio avversario tiri male: voglio essere bravo io. E mi dispiace se intuisco il tiro, magari tocco il pallone e non lo paro. Ho superato la linea sul rigore di Bonaventura? In realtà no, perché per non correre rischi parto un po’ indietro. Ma contro la Fiorentina ho rischiato che venisse decisa la ripetizione. Con Bonaventura siamo cresciuti insieme all’Atalanta ma non ha mai battuto i rigori: ho solo seguito l’istinto”.
Lei è il calciatore italiano con più presenze in A senza aver mai debuttato in Nazionale. E non ha vinto nulla. Rimpianti?
“No, perché sono cose che non dipendevano da me. Io ho dato il massimo: allenamenti, vita sana, serietà e dedizione. Sono malato di calcio e del mio lavoro. Ci sono stati momenti in cui meritavo di essere uno dei tre portieri della Nazionale. Io comunque penso ancora adesso a migliorare e ad evolvermi: è la mia forza. Potrebbe essere un’idea chiudere la carriera da secondo in una grande squadra per vivere magari l’atmosfera della Champions. Al Sassuolo sto benissimo e ho il contratto fino al 2025. La famiglia è la prima cosa e quindi deciderò pensando al bene di mia moglie e delle nostre due figlie”.
Sulla difficile stagione del Sassuolo: “La filosofia del club è quella di far crescere i giovani e poi cederli, ma non sempre puoi trovare il talento già pronto. Siamo rimasti in pochi dello zoccolo duro, qualche problema era inevitabile ma ne usciremo bene. Dal punto di vista personale sto giocando ad alto livello ed è un motivo d’orgoglio rispondere alla fiducia di chi si aspetta il massimo da me. Con l’arrivo di Cragno, che da sempre considero forte, è aumentata la competizione interna e questo mi ha fatto bene”.
Sull’errore con il Verona: “Io me ne frego, ma spero che certa gente non si renda conto fino in fondo di ciò che scrive. Purtroppo, grazie ai social, è tutto immediato e senza filtri. Se sbagli ti dicono che sei un venduto, se fai il tuo dovere ti insultano comunque. Oppure ti minacciano. Io mi faccio scivolare tutto addosso, ma penso a come possa reagire, ad esempio, una ragazzina presa in giro per l’aspetto fisico. Se si proponesse una legge per la chiusura dei social, io voterei a favore. E lo stadio è diventato un grande social: lì dentro è concesso di tutto. Chiunque può insultarti e tirarti addosso qualsiasi cosa: ormai ci siamo abituati, sembra una cosa normale, ma è una follia”.
Visualizza questo post su Instagram