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Dal 2018 in Italia è vietato fare pubblicità al gioco d’azzardo. A stabilirlo è stato il cosiddetto Decreto dignità firmato dall’allora capo del Governo Giuseppe Conte e che, all’articolo 9, impone il divieto a «qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro nonché al gioco d’azzardo, comunque effettuata e su qualunque mezzo, incluse le manifestazioni sportive, culturali o artistiche, le trasmissioni televisive o radiofoniche, la stampa quotidiana e periodica, le pubblicazioni in genere, le affissioni e i canali informatici, digitali e telematici, compresi i social media». Rimanevano consentite le pubblicità di gioco d’azzardo delle lotterie nazionali a estrazione differita, cioè i giochi a estrazione che non prevedono una vincita immediata.
Uno dei tanti obiettivi del decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87, recante “Disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese” è il contrasto alla ludopatia e la tutela delle categorie di giocatori più a rischio (anziani e minorenni).
Ma il settore del gioco d’azzardo in Italia è uno dei più redditizi al mondo: nel 2022 i giocatori hanno speso oltre 19,6 miliardi di euro per scommesse sportive, gratta e vinci, poker e casinò online, con 10,3 miliardi di entrare per l’Erario, giusto per mostrare qualche dato registrato dall’industria del gaming. Pertanto, a risentire notevolmente dell’introduzione di questo divieto, sono state anche le società sportive.
Calcio e scommesse: sì agli sponsor gambling?
I numeri da capogiro registrati dai proventi del calcioscommesse hanno spinto la Serie A e il calcio italiano a chiedere un confronto con il Governo. Il motivo è ottenere una revisione del Decreto Dignità, in modo da permettere alle squadre di reintrodurre tra gli sponsor gli operatori del betting. Con questa mossa, il mondo del calcio potrebbe incassare una percentuale degli introiti delle scommesse di calcio.
Per i molti anni che hanno preceduto il Decreto dignità, infatti, i casinò online e i siti di scommesse, anche quelli con bonus senza deposito, sono stati i maggiori sponsor delle squadre di Serie A. Inoltre, in questi giorni la Serie A ha subìto un ulteriore colpo: la mancata proroga del Decreto Crescita, la misura che prevedeva sconti fiscali per gli sportivi, con i calciatori in primis, provenienti dall’estero. Una decisione che impatterà enormemente sui conti, sui ricavi, sulla competitività delle squadre, sull’indotto e sull’erario.
È in questo quadro che il ministro dello Sport Andrea Abodi ricorda quanto sia importante destinare una parte dei proventi delle scommesse allo sport. Un settore che ricopre uno «straordinario ruolo economico, oltre che sociale e culturale, in Italia», come sottolinea la Lega Serie A.
Se il settore calcistico riuscisse ad ottenere la sponsorizzazione sulla maglia e sui led dello stadio, pur vietando gli spot pubblicitari e le iniziative di marketing delle aziende di betting con i calciatori e gli allenatori, il prelievo sul totale delle scommesse sportive ammonterebbe allo 0,5%. Ma si sta valutando anche la possibilità di ottenere una percentuale dai ricavi degli operatori.
Il rischio che gli operatori internazionali o i campionati esteri presentino dei ricorsi è da tenere in conto, ma se si osserva la crescita delle scommesse in Italia nel 2023, vale la pena cercare delle soluzioni che mettano d’accordo tutte le parti in gioco.
Nei prossimi giorni la Serie A, la FIGC e il Ministro Abodi si riuniranno per discutere dell’eventualità di allentare il Decreto Dignità e trovare un compromesso che sia favorevole sia per il mondo del calcio italiano, che potrà di nuovo beneficiare degli introiti derivanti dalle scommesse, sia per le tante associazioni che lottano contro la ludopatia, tema che sta molto a cuore allo Stato.
